Molte persone si sorprendono nel vedere i propri trigliceridi aumentare vistosamente anche quando, apparentemente, la quantità di cibo consumata è contenuta. Questo fenomeno si verifica perché le cause dell’ipertrigliceridemia non si limitano alle semplici quantità caloriche introdotte, ma coinvolgono alcuni comportamenti quotidiani spesso sottovalutati e radicati nella routine.
Le vere cause dietro l’aumento dei trigliceridi
Un errore frequente è pensare che i trigliceridi alti siano inevitabilmente legati solo a un’alimentazione eccessiva e abbondante. In realtà, spesso a scatenare il problema sono una dieta squilibrata e abitudini poco sane, unite a una predisposizione genetica. Anche chi mangia poco può vedere i propri valori schizzare, se:
- Introduce con regolarità alimenti ricchi di zuccheri semplici, come bibite zuccherate, dolci confezionati, caramelle e dessert industriali
- È solito consumare bevande alcoliche, anche moderatamente e solo nel weekend
- È sedentario, trascorrendo molte ore seduto e praticando una attività fisica insufficiente
- Fuma sigarette, poiché la nicotina stimola il rilascio di grassi dai depositi corporei direttamente nel sangue
- Soffre di alcune patologie in grado di alterare il metabolismo lipidico, come il diabete o disturbi della tiroide
- Segue terapie farmacologiche (diuretici, corticosteroidi o contraccettivi orali, ad esempio) che impattano sul metabolismo lipidico
Anche un consumo moderato ma costante di cibi ricchi di grassi saturi – formaggi stagionati, salumi, carni rosse, burro, prodotti industriali – può aumentare i livelli ematici di trigliceridi, specialmente se combinato agli altri fattori appena elencati.
Gli errori quotidiani che fanno schizzare i trigliceridi
Analizzando la routine di chi presenta ipertrigliceridemia, emergono alcune abitudini ricorrenti in grado di peggiorare la situazione, anche in chi apparentemente mangia poco:
- Saltare i pasti principali e compensare con spuntini ricchi di zuccheri semplici (barrette, snack confezionati, biscotti): questi alimenti vengono rapidamente convertiti in trigliceridi dal fegato e riversati nel sangue
- Mangiare tardi la sera, costringendo il metabolismo lipidico a lavorare durante il riposo notturno, con il risultato di livelli mattutini alterati
- Consumare frequentemente alcolici, anche in dosi ridotte: l’alcool viene convertito rapidamente in trigliceridi dal fegato
- Utilizzare cotture ricche di grassi (fritture, soffritti), anche se le porzioni sono piccole
- Esporsi poco al movimento fisico, magari perché si pensa che una dieta ipocalorica sia sufficiente a risolvere il problema
- Assumere inconsapevolmente alimenti insospettabili ricchi di zuccheri (yogurt aromatizzati, succhi di frutta, prodotti fit), che, pur in porzioni contenute, sommati nella giornata possono incidere notevolmente sulla produzione di trigliceridi
Non da ultimo va ricordato che anche la scarsa idratazione può sommarsi a questi fattori: bere poca acqua ostacola il corretto metabolismo e favorisce l’accumulo di grassi nel plasma.
Ruolo genetico e condizioni mediche particolari
Vi sono casi in cui alcune persone, pur seguendo regole alimentari corrette, si trovano ad affrontare ipertrigliceridemie importanti. In questi casi, una predisposizione familiare o la presenza di specifiche patologie endocrino-metaboliche (diabete, ipotiroidismo, sindrome metabolica) sono alla base del problema. Il metabolismo di questi individui è alterato, cosicché anche una modesta introduzione di zuccheri o grassi saturi può determinare un innalzamento anomalo dei valori ematici.
Inoltre, alcune terapie farmacologiche – comprese quelle per il controllo dell’ipertensione o gli ormoni sostitutivi – interferiscono con la sintesi e il catabolismo dei trigliceridi, accentuando il fenomeno anche a fronte di introiti alimentari non eccessivi.
Per questo è cruciale rivolgersi a uno specialista per distinguere tra cause modificabili (stile di vita, alimentazione, attività fisica) e cause non modificabili (assetto genetico, condizioni cliniche), intervenendo in modo mirato e personalizzato.
Come ridurre i trigliceridi senza ridurre eccessivamente le calorie
L’approccio più efficace per evitare che i trigliceridi salgano pur seguendo una dieta non abbondante, non si fonda su drastiche restrizioni caloriche, ma sulla qualità degli alimenti scelti e sulla revisione delle abitudini quotidiane. In particolare è utile:
- Pianificare pasti regolari, evitando spuntini eccessivamente zuccherini. I carboidrati complessi a basso indice glicemico (pasta integrale, legumi, cereali poco raffinati) aiutano a controllare il picco glicemico e la successiva produzione di trigliceridi
- Sostituire i grassi saturi con grassi insaturi (olio extravergine d’oliva, pesce azzurro, frutta secca) che, se consumati in quantità moderate, aiutano a ridurre trigliceridi e colesterolo LDL
- Limitare drasticamente l’alcol e, se possibile, abolirlo del tutto
- Camminare a passo sostenuto almeno 30 minuti al giorno: l’esercizio aerobico favorisce l’utilizzo dei trigliceridi come fonte energetica e ne abbassa i livelli
- Mantenere un apporto adeguato di acqua per favorire il corretto metabolismo epatico
- Evitare il fumo, potente stimolatore della mobilizzazione degli acidi grassi nei vasi sanguigni
Nelle situazioni in cui una dieta bilanciata e una regolare attività fisica non si dimostrano sufficienti, il medico può suggerire l’integrazione con omega-3 alimentari o la prescrizione di farmaci specifici.
In definitiva, l’aumento improvviso dei trigliceridi non è sempre proporzionale a quanto si mangia, ma è spesso espressione di una combinazione di abitudini errate e predisposizioni personali. Prendere consapevolezza dei propri comportamenti quotidiani, agire su quelli modificabili con l’aiuto di uno specialista della nutrizione o del metabolismo e adottare uno stile di vita attivo rappresentano le armi migliori per mantenere il benessere cardiovascolare e la salute generale a lungo termine.